Il diritto di sognare, la storia di Emanuele.
- Edoardo Venturini
- 7 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Ad Alatri, nella piccola cittadina laziale in provincia di Frosinone, è successo qualcosa di più di un omicidio, non è “solo” stato barbaramente massacrato un giovane ragazzo, si è andati oltre.
Tutta l’Italia è rimasta scioccata dal triste evento che ha visto vittima Emanuele Morganti, un nemmeno 20enne che poco più di una settimana fa ha visto finire la propria vita per mano di un branco di esseri spregevoli che si è scagliato contro di lui, per motivi ancora da accertare ma che comunque appaiono molto futili.
La storia diviene ancor più triste quando si viene a sapere che uno degli indagati, nonché colui il quale ha sferrato il colpo fatale alla testa di Emanuele, tal Mario Castagnacci, la sera prima dell’accaduto era stato trovato in possesso di centinaia di dosi di droga. Nonostante questo però il giudice, su cui ora il CSM ha aperto un’indagine e che a mio avviso dovrebbe essere inquisito provocatoriamente per omicidio, ha rilasciato il Castagnacci giustificando che tale droga fosse ad uso personale. Sappiamo come è finita.
Andando oltre la cronaca, l’aspetto più problematico, oserei dire drammatico, è che si possa essere uccisi in maniera disumana, davanti a decine di persone inermi a guardare, senza che un sussulto di umanità fermi le mani dell’assalitore.
In questo omicidio c’è la morte della nostra società troppo concentrata sull’apparire e poco sull’essere che porta uomini ad uccidere altriuomini, per una moneta da due euro come per una parola di troppo ad una donna o una contesa per un parcheggio.
Come coetanei di Emanuele abbiamo il dovere di riflettere, pensare, decidere ciò che sia meglio per lui e per noi. Dobbiamo far si che il futuro della nostra nazione, che sia io che voi come era Emanuele rappresentiamo, sia unito per un’Italia migliore, con meno odio, minor divisioni e più rispetto.
Emanuele aveva davanti a sé un’esistenza lunga con tanti sogni e forse tanti ambizioni. Non è importante ciò che volesse fare, né chi volesse diventare, né tantomeno dove avrebbe voluto vivere, ma che non è stato concesso lui il diritto di farlo. Emanuele non potrà più baciare la sua fidanzata, leggere un libro o lavorare per una vacanza estiva.
Ora come sempre avviene nella storia dobbiamo essere noi a cambiare il mondo in cui viviamo, senza pensare né in che luogo o in che ruolo, ma in che modo.
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