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I giudici che diventano parlamentari e la festa del papà.

  • Edoardo Venturini
  • 18 mar 2017
  • Tempo di lettura: 2 min


Il 9 marzo del 2017 il tribunale dei minori di Firenze, sulla scia della corte d’appello di Trento, ha emanato una sentenza nella quale riconosce lo status di genitore ad entrambi i membri di una coppia omosessuale, considerando valido un atto di nascita di un bambino nato all’estero tramite gestazione altrui, conosciuta come “maternità surrogata”.


Pochi giorni dopo questi provvedimenti altri giudici, in secondo grado, ribadiscono l’adottabilità di una bambina nata da una madre di 56 anni e un padre di 69, in quanto la coppia sarebbe troppo anziana per adempiere al ruolo genitoriale che con gli anni verrebbe meno.

Analizzando con attenzione ambedue i casi mi sembra chiaro come ormai i giudici si stiano sostituendo (de facto) al Parlamento per quanto compete il ruolo legislativo, invadendo una sfera che non spetta loro e creando un contrasto tra poteri non comprensibile in un ordinamento come il nostro.

Da un punto di vista giuridico infatti, il nostro sistema di leggi tutela in maniera maggiore la figura del minore. Pertanto sebbene a mio giudizio sia una decisione sbagliata, quella dei genitori-nonni è quantomeno ammissibile. Le altre invece no.

Il disegno di legge Cirinnà ha infatti legiferato, forse anche giustamente, circa l’unione civile eterosessuale e non, vietando altresì la possibilità di compiere stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner.

I giudici dunque, a mio parere, hanno deciso contra legem, alimentando anche una pratica ritenuta illegale nel nostro Paese come la maternità surrogata, espressamente vietata dalla legge 40/2004 e punita con la reclusione fino a tre anni.

A chi dunque nel tempo andrà distorcendo sempre di più il nostro sistema legislativo, leggasi magistrati, chiedo di scendere in campo come colui il quale odiarono per anni, leggasi Berlusconi, e creare una propria lista da presentare alle prossime elezioni, al fine di poter cambiare ciò che loro ritengono sbagliato senza intaccare il nostro sistema giudiziario.

 
 
 

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